lunedì 8 agosto 2011



Francesca Puglisi
Responsabile nazionale Scuola PD

Abbiamo scelto Modena come sede della seconda Festa nazionale Democratica della Scuola, non a caso. Abbiamo scelto questa meravigliosa Festa perché è in questa città e in Emilia-Romagna, che amministratori locali lungimiranti hanno deciso, da sempre, che l’investimento in istruzione, anche in tempi di crisi economica, è un fattore strategico per la crescita sociale e fattore di sviluppo dell’intera comunità.
La scuola della Costituzione, pensata e voluta come vero ascensore sociale del Paese, come strumento di uguaglianza e libertà, il luogo dove “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, devono poter raggiungere i più alti gradi di istruzione” è la scuola che noi democratici e democratiche abbiamo nella testa e nel cuore e che vogliamo restituire ai cittadini di domani.
Di fronte al micidiale attacco sferrato dal Governo della destra alla scuola pubblica, il più grande licenziamento di massa mai vissuto nel nostro Paese, che ha cancellato con un colpo di spugna 132.000 posti di lavoro e modelli educativi eccellenti come il tempo pieno e il modulo a 30 ore con le compresenze, il Partito Democratico non solo ha svolto in Parlamento e nel Paese una tenace opposizione, ma ha continuato ad ascoltare il mondo della scuola tutto, per elaborare proposte, per rendere il sistema scolastico italiano più efficace e più equo.
Dobbiamo tornare ad investire nella conoscenza per garantire a tutti pari opportunità di apprendimento e di educazione. La scuola di domani deve promuovere le persone, le loro conoscenze e competenze lungo tutto l‘arco della vita, perché possano acquisire e mantenere i diritti di cittadinanza. Deve formare cittadini capaci di informarsi e aggiornarsi per tutta la vita, per partecipare attivamente e consapevolmente alla vita economica e civile.
Per dimezzare il tasso di dispersione scolastica e alzare i livelli di apprendimento dei ragazzi, come ci chiede di fare l’Europa entro il 2020, dobbiamo occuparci dell’educazione di una nuova “specie” i “nativi digitali” che, rispetto alle generazioni precedenti, hanno una mutata percezione del tempo e dello spazio, un’intelligenza visiva superiore, con un gap tra il linguaggio usato nelle attività extrascolastiche e quello che trovano in classe, semplicemente terrificante. La nuova scuola deve saper superare la rigidità della classe, passare dall’aula, al laboratorio, ad un’altra aula dove si parla un’altra lingua. Tutta un’altra storia rispetto ai grembiuli, i cinque in condotta e il maestro unico della Gelmini. Ma questa nuova scuola noi vogliamo progettarla insieme agli insegnanti, ai dirigenti scolastici, i collaboratori, gli studenti, i genitori, gli amministratori locali. Perché pensiamo che la scuola nuova che serve all’Italia, possa nascere solo dal lavoro appassionato di chi nella scuola vive e lavora con impegno e con passione. è questa la scuola che vogliamo, è questa la scuola che metteremo al centro del nostro Progetto per l’Italia.