venerdì 25 gennaio 2013

SE SPARTA E' DI STANZA AL NAZARENO

Nella war room digitale dei democratici. Con Tommaso Giuntella e una ventina di ragazzi da tutta Italia, a fare rete sui social network e costruire comunità per Bersani


Sono trecento, già, proprio come gli spartani ai quali, esplicitamente e con una certa baldanzosa enfasi, si richiamano. Sparsi in giro per l’Italia, ma raccolti, una ventina circa di loro, da qualche giorno in una war room al Nazareno (nella foto di Tommaso Carmassi). Dire che sono la falange digitale del Partito democratico non rende giustizia al lavoro sulla Rete che, da qualche tempo a questa parte, viene fatto dallo staff di Pier Luigi Bersani. Con il sito del partito, guidato da Tiziana Ragni che sta reinventando con ironia il cortocircuito tra comunicazione e politica, a colpi di Pdoodle, i titoli graffianti e scherzosi con cui vengono commentati i fatti del giorno o lanciate iniziative e provocazioni (risultato: un boom di accessi, triplicati; restyling leggero, più pulito; squadra intostata).

Loro, però, si sentono un po’ una comunità nella comunità. Nata qualche mese fa a Frattocchie 2.0, il workshop della comunicazione piddì, voluto da Stefano Di Traglia e da Daniela Gentile. Una simulazione di campagna elettorale con un finto candidato alle primarie – per poco, però, il looptra new e old media non generò un incidente, con le agenzie che annunciavano la discesa in campo del fantomatico Peppe Maiello – attorno al quale cominciò a radunarsi il primo nucleo degli spartani.
A fare da scout – come sbagliarsi, d’altronde – è toccato a Tommaso Giuntella, uno dei tre volti della campagna di Bersani durante le primarie, oggi alla guida di questa unità democratica da battaglia digitale. Che adesso, appunto, conta trecento militanti, in rete tra loro, rintracciati con un lavoro di tracking sui social network, Facebook e Twitter in particolare.
Nelle slide che hanno presentato in occasione del loro primo appuntamento pubblico (la prossima settimana hanno già in programma un seminario di lavoro con i giovani candidati Pd per aiutarli nella definizione della loro strategia sulla Rete e sui social, in particolare) non manca la citazione dal film 300 di Zack Snyder: «La vera forza di uno spartano è il guerriero al suo fianco, perciò dagli rispetto e onore, e li riceverai a tua volta».
E, d’altra parte, se parli con Giuntella (boy scout che sfreccia per Roma in bicicletta e suona il banjo con la sua band di musica irish, i Rise Up Singing), il nemico numero uno non sono gli avversari politici, ma l’individualismo di internet, il suo «narcisismo» popolato di solitudini che passano il tempo a vendersi e promuoversi.
«La Rete virtuale funziona quando è connessa a quella reale», spiega con un piglio autoironico, ma un po’ da Leonida, citando il direttore di Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro e Marshall McLuhan, Jacques Maritain e Gramsci.
Che fanno i suoi spartani (che hanno pure un loro blog, www.trecentospartani.com, che originariamente aveva più una funzione virale, da guerrilla marketing, e ora invece è diventato la voce della war room democratica)? Presidiano, vigilano, monitorano, intervengono, corrono in soccorso, se del caso spammano, invadono le timeline su Twitter, commentano, inventanohashtag, rilanciano i temi della campagna del segretario dem, animano il dibattito online, coordinandosi tra loro.
«Il nostro lavoro si divide in tre ambiti», racconta Giuntella: «Lo spin, dunque la costruzione di una narrazione quotidiana attorno alle issues della campagna; il tracking, ossia il tracciamento dei temi caldi, dei punti critici, delle voci che influenzano la conversazione in Rete; e un lavoro disentinel, di guardia e protezione di fronte agli attacchi, ai troll e allo spam che si moltiplica sotto elezione».
Non sono, dunque, un dipartimento della comunicazione del partito, somigliano piuttosto a unospin-off, a una organizzata, agguerrita repubblica autonoma che si autoregola più su una sensibilità condivisa e su una idea di comunità che non secondo le dorsali gerarchiche tipiche.
«Alla base di questo progetto – sottolinea Gentile, che oltre a lavorare nella comunicazione politica del partito, che porta spesso le sue impronte leggere, la insegna pure all’università – c’è anche l’idea di una nuova forma di militanza all’interno della Rete, più strutturata e consapevole» rispetto allo spontaneismo che pure, in alcuni casi come le amministrative milanesi con Pisapia, si è rivelato vincente.
«Prima di D-net (il nome ufficiale degli spartani), i militanti influencer nei flussi di Twitter che interessavano Bersani erano tra il 10 e il 15%, ora sono tra il 55 e il 60%» analizza un documento interno che Europa ha avuto in visione. Perché la parte Big Data, l’analisi dei numeri e delle tendenze sui social network, è l’altra faccia del lavoro del team di Giuntella. «Era paradossale che il primo partito italiano, con un potenziale enorme in termini organizzativi e di militanza, non avesse ancora trovato il modo di valorizzare appieno la sua famiglia», spiega veloce Tommy, mentre gli portano gli ultimi dati relativi ai trending topic di Twitter.
E, al netto di un po’ di gergo tecnico, della consapevolezza di avere avuto una occasione non comune, entrando dritti nel quartier generale, e di contagioso entusiasmo dal profumo obamiano, osserva divertito un vecchio inquilino del Nazareno, «per la prima volta vedo dei giovani che somigliano ai giovani, quelli veri». 
da Europaquotidiano.it