lunedì 18 febbraio 2013

LA RABBIA DI UN SEGRETARIO


Discorso introduttivo di Giovanni Maestri, segretario del PD di San Marino, in occasione dell'aperitivo democratico tenutosi a San Marino lo scorso sabato 16 febbraio 2013. 

Onorevole Manuela Ghizzoni, 
Signor Sindaco Enrico Campedelli, 
Democratiche e Democratici. 
Vi confesso che io questa serata non avrei nemmeno voluto organizzarla. Perché a volte, purtroppo, la rabbia prevale sulla ragione. Da settimane la campagna elettorale imperversa sui media. Il Partito Democratico percorre da solo e controcorrente una strada che nessun altro ha deciso di percorrere, parlando dei veri problemi dell'Italia e proponendo un programma attuabile e senza sconti a nessuno. Nonostante questo, l'unico partito che viene costantemente deriso è proprio il Pd, che sembra l'unico non in grado di interpretare le necessità delle persone. Lo dimostra il fatto che, in questa consultazione elettorale, si presentano ben tre formazioni politiche, fra quelle di maggior “peso”, che due mesi fa nemmeno esistevano: la Lista del Professor Monti, la lista del Giudice Ingroia e la lista di Oscar Giannino. 
E, paradossalmente, sembra addirittura che possano attirare il consenso di molti, che si dichiarano “stufi della vecchia politica”. Quando mi capita (e capita sempre più spesso) che qualcuno mi dica “se ne devono andare tutti, devono andare tutti via”, riferito genericamente “alla classe politica”, ripercorro con la mente i 5 anni che sono trascorsi dalla nascita del Partito Democratico, che ha mosso i suoi primi passi proprio in Emilia Romagna, a partire dal 2007. 
Ebbene: io credo che un rinnovamento così forte e così chiaro dei processi democratici e nella classe dirigente di un partito non ci sia mai stato in Italia negli ultimi 30 anni. Siamo l'unico partito che si è posto seriamente il problema di come selezionare la classe dirigente, abbiamo inventato le primarie, abbiamo chiesto e ottenuto il dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti, abbiamo chiesto e ottenuto l'abolizione dei vitalizi, abbiamo posto il problema della moralità delle candidature alle cariche pubbliche con forza. Tutte battaglie di cui in tanti si riempiono la bocca, senza però fare nulla. Noi invece abbiamo ottenuto dei risultati. E, nonostante questo, tutti a criticare il Pd. 
Ci davano per spacciati quando siamo nati, ci davano per spacciati dopo le dimissioni del nostro primo segretario Veltroni, ci davano per spacciati dopo le primarie tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi. Insomma, ci danno sempre per spacciati, per perdenti, non riconoscono mai alla nostra forza politica le conquiste che lei sola ha raggiunto nel campo della democrazia interna e negli ambiti legislativi nazionali dove è stato in grado di incidere (tanto per ricordare una cosina fatta dal Pd, ricordo che se i contributi per le famiglie e le imprese con immobili danneggiati dal sisma hanno raggiunto la quota del 100%, è solo merito del Pd). Nonostante tutto questo, sembra sempre di non interpretare mai le reali esigenze della comunità, e che ci sia sempre qualcuno “di più nuovo” che, invece, ha sempre tutte le risposte. 
La tentazione è quella di scoraggiarsi, di fronte alla complessità della realtà, attaccati da ogni parte a causa della perdita di credibilità che la politica vive da decenni. Ci si chiede: “ma se uno fa un partito 2 mesi prima del voto e prende il 5%, cosa serve fare politica sul territorio giorno per giorno, cercando di conoscere i cittadini uno ad uno, con il porta a porta, cercando di stare loro vicino seriamente, risolvendo i loro problemi, mettendoci tempo, fatica e risorse?”. La risposta che mi sono dato è questa: il Pd è l'unico partito che può veramente ascoltare la rabbia e la delusione delle persone, per riconciliarle con la politica e per renderle protagoniste attive della società. E che solo noi, in questo momento, stiamo facendo veramente politica. Perchè dopo le elezioni gli altri spariscono, noi restiamo qui, ad ascoltare le persone, a cercare di aiutarle, a discutere con loro, a dare speranza. Gli altri prendono il voto e scappano via. 
E al prossimo giro ce ne sarà qualcun altro, con un nome diverso, che dirà di essere “il nuovo” e solo per quello qualcuno gli crederà. Noi cerchiamo invece di costruire un 'Italia Giusta, che usa parole di verità e di concretezza, che cerca di essere affidabile sul serio. E per questo vale la pena di lottare e anche di sbuffare, qualche volta. Perchè per la giustizia vale sempre la pena di lottare. Questa convinzione ci deve aiutare a proseguire il nostro impegno, a tutti i livelli del partito, dagli elettori ai più alti dirigenti. Siamo nel Pd e siamo il Pd per una finalità più alta della semplice vittoria elettorale, vittoria per la quale ognuno di noi si deve impegnare personalmente, nel convincere gli indecisi e i delusi. 
Stiamo costruendo le basi della nostra democrazia, le stiamo costruendo solide, per appassionare gli italiani alla politica, per fare capire loro che non è una cosa sporca, e che votando Pd le cose cambiano davvero e in meglio. Questa convinzione ci accompagni in questi giorni decisivi di campagna elettorale, affinché la ricerca del consenso sia sempre collegata alla passione per l'Italia e per il bene comune. 
Viva il Partito Democratico, e grazie a tutti voi.