Discorso introduttivo di Giovanni Maestri, segretario del PD di San Marino, in occasione dell'aperitivo democratico tenutosi a San Marino lo scorso sabato 16 febbraio 2013.
Onorevole Manuela
Ghizzoni,
Signor Sindaco Enrico Campedelli,
Democratiche e
Democratici.
Vi confesso che io questa serata non avrei nemmeno
voluto organizzarla. Perché a volte, purtroppo, la rabbia prevale
sulla ragione. Da settimane la campagna elettorale imperversa sui
media. Il Partito Democratico percorre da solo e controcorrente una
strada che nessun altro ha deciso di percorrere, parlando dei veri
problemi dell'Italia e proponendo un programma attuabile e senza
sconti a nessuno. Nonostante questo, l'unico partito che viene
costantemente deriso è proprio il Pd, che sembra l'unico non in
grado di interpretare le necessità delle persone. Lo dimostra il
fatto che, in questa consultazione elettorale, si presentano ben tre
formazioni politiche, fra quelle di maggior “peso”, che due mesi
fa nemmeno esistevano: la Lista del Professor Monti, la lista del
Giudice Ingroia e la lista di Oscar Giannino.
E, paradossalmente,
sembra addirittura che possano attirare il consenso di molti, che si
dichiarano “stufi della vecchia politica”. Quando mi capita (e
capita sempre più spesso) che qualcuno mi dica “se ne devono
andare tutti, devono andare tutti via”, riferito genericamente
“alla classe politica”, ripercorro con la mente i 5 anni che sono
trascorsi dalla nascita del Partito Democratico, che ha mosso i suoi
primi passi proprio in Emilia Romagna, a partire dal 2007.
Ebbene: io
credo che un rinnovamento così forte e così chiaro dei processi
democratici e nella classe dirigente di un partito non ci sia mai
stato in Italia negli ultimi 30 anni. Siamo l'unico partito che si è
posto seriamente il problema di come selezionare la classe dirigente,
abbiamo inventato le primarie, abbiamo chiesto e ottenuto il
dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti, abbiamo chiesto e
ottenuto l'abolizione dei vitalizi, abbiamo posto il problema della
moralità delle candidature alle cariche pubbliche con forza. Tutte
battaglie di cui in tanti si riempiono la bocca, senza però fare
nulla. Noi invece abbiamo ottenuto dei risultati. E, nonostante
questo, tutti a criticare il Pd.
Ci davano per spacciati quando siamo
nati, ci davano per spacciati dopo le dimissioni del nostro primo
segretario Veltroni, ci davano per spacciati dopo le primarie tra
Pierluigi Bersani e Matteo Renzi. Insomma, ci danno sempre per
spacciati, per perdenti, non riconoscono mai alla nostra forza
politica le conquiste che lei sola ha raggiunto nel campo della
democrazia interna e negli ambiti legislativi nazionali dove è stato
in grado di incidere (tanto per ricordare una cosina fatta dal Pd,
ricordo che se i contributi per le famiglie e le imprese con immobili
danneggiati dal sisma hanno raggiunto la quota del 100%, è solo
merito del Pd). Nonostante tutto questo, sembra sempre di non
interpretare mai le reali esigenze della comunità, e che ci sia
sempre qualcuno “di più nuovo” che, invece, ha sempre tutte le
risposte.
La tentazione è quella di scoraggiarsi, di fronte alla
complessità della realtà, attaccati da ogni parte a causa della
perdita di credibilità che la politica vive da decenni. Ci si
chiede: “ma se uno fa un partito 2 mesi prima del voto e prende il
5%, cosa serve fare politica sul territorio giorno per giorno,
cercando di conoscere i cittadini uno ad uno, con il porta a porta,
cercando di stare loro vicino seriamente, risolvendo i loro problemi,
mettendoci tempo, fatica e risorse?”. La risposta che mi sono dato
è questa: il Pd è l'unico partito che può veramente ascoltare la
rabbia e la delusione delle persone, per riconciliarle con la
politica e per renderle protagoniste attive della società. E che
solo noi, in questo momento, stiamo facendo veramente politica.
Perchè dopo le elezioni gli altri spariscono, noi restiamo qui, ad
ascoltare le persone, a cercare di aiutarle, a discutere con loro, a
dare speranza. Gli altri prendono il voto e scappano via.
E al
prossimo giro ce ne sarà qualcun altro, con un nome diverso, che
dirà di essere “il nuovo” e solo per quello qualcuno gli
crederà. Noi cerchiamo invece di costruire un 'Italia Giusta, che
usa parole di verità e di concretezza, che cerca di essere
affidabile sul serio. E per questo vale la pena di lottare e anche di
sbuffare, qualche volta. Perchè per la giustizia vale sempre la pena
di lottare. Questa convinzione ci deve aiutare a proseguire il nostro
impegno, a tutti i livelli del partito, dagli elettori ai più alti
dirigenti. Siamo nel Pd e siamo il Pd per una finalità più alta
della semplice vittoria elettorale, vittoria per la quale ognuno di
noi si deve impegnare personalmente, nel convincere gli indecisi e i
delusi.
Stiamo costruendo le basi della nostra democrazia, le stiamo
costruendo solide, per appassionare gli italiani alla politica, per
fare capire loro che non è una cosa sporca, e che votando Pd le cose
cambiano davvero e in meglio. Questa convinzione ci accompagni in
questi giorni decisivi di campagna elettorale, affinché la ricerca
del consenso sia sempre collegata alla passione per l'Italia e per il
bene comune.
Viva il Partito Democratico, e grazie a tutti voi.